Ha 47 anni e 164 lanci alle spalle Laura Rampini, prima paracadutista al mondo in carrozzina. Conta le settimane che la separano da quegli attimi di adrenalina pura in aereo davanti al vuoto, e nell'attesa cucina e coccola i suoi due figli. Tra un viaggio e l‘altro nelle unità spinali degli ospedali dove, con la sua storia, dà forza e coraggio a chi di improvviso, come lei 25 anni fa,  si è ritrovato il futuro distrutto e una vita da reinventare.

Paracadutista in carrozzina?
“Si perché io non sono la mia disabilità e i sogni aiutano a vivere e lottare. Io non posso fare tutto, ma voglio fare tutto quello che posso fare. E lanciarmi da un aereo lo desideravo da quando ero piccola: guardavo gli alianti i deltaplano dalle colline attorno casa e volevo essere là in alto anche io. Solo che i miei genitori avevano paura che mi facessi male e me lo hanno proibito. Per ironia della sorte a volare ci sono arrivata dopo l’incidente stradale, fatto a 40 all’ora, che mi ha reso paraplegica”.

Come ha vissuto l’incidente che le ha cambiato la vita?
“Avevo solo 22 anni e un figlio di pochi mesi. All’inizio c’è stato solo il vuoto, neanche dolore tanto era sconvolgente, mi sembrava di non avere più un futuro, tutto era cambiato. Dopo due anni la disabilità è diventata qualcosa di reale ed è arrivata la rabbia, la sofferenza profonda incessante. Il domani come lo avevo pensato non esisteva più, il passato era dolore perché mi ricordava quella che ero stata. C’è voluto tempo per elaborare il lutto e solo a quel punto ho ricominciato a fare programmi.

Primo obiettivo per ricominciare?
“Un secondo figlio. Ho voluto ricominciare ad essere madre, moglie, compagna, a cucinare per tutti, ad occuparmi di casa e spesa. Io sognavo una famiglia numerosa”.

Poi è tornato l’amore per il volo
“Andavo a prendere lezioni di nascosto per non mettere in ansia la famiglia. Ho iniziato nel 2004 a fare il pilota di ultraleggero, nel 2005 i primi lanci col paracadute in tandem con un collega. Un emozione pazzesca, l’adrenalina, il senso di libertà profondo, indimenticabili. Gioie vissute in segreto per non preoccupare a casa, anche se a volte i familiari dei disabili sbagliano”.

In cosa sbagliano i parenti?
“Sono iper protettivi, vogliono difenderti dalle possibili delusioni, ma finiscono per vedere non te ma la tua disabilità, i tuoi limiti non i tuoi desideri e le tue possibilità. Un consiglio? Lasciateli vivere, non tarpategli le ali”.

Primi  lanci col paracadute in coppia...
“Ne ho fatti 74 e organizzavamo weekend in cui partecipavano anche 70 disabili con la mia associazione Liberamondo,  ma dopo un po' a me ha cominciato astarmi stretta l'idea di lanciarmi in due, volevo provare da sola, sfidarmi. Sono stati mesi di duro allenamento, di prove intense. Dovevo restare in equilibrio, capire come si muoveva il mio corpo da solo nell’aria. Non c’erano precedenti al mondo”

 Com’è la caduta libera nel tunnel dell’aria?
“Per capire se ero capace di essere stabile gettandomi da sola siamo andati in Inghilterra, perché allora non c’era il tunnel di Milano. Che emozione in quel simulatore di caduta libera. Li ho capito che potevo, che era possibile. Nel 2008 il primo lancio dopo altri studi sul come atterrare con la carrozzina. Da allora mi sono buttata nel vuoto 164 volte”.

 Dove ha trovato la forza?
“Un po’ è carattere, ma inseguire i sogni, avere obiettivi aiuta. Per questo faccio da consulente nelle unità spinali, affianco i medici parlo con i pazienti, con chi come me ha dovuto reinventarsi una vita, fare pace col passato e ricominciare da una prospettiva diversa”.

Cosa consiglia?
“Prendere atto del dolore, accoglierlo, viverlo fino in fondo. C’è una sofferenza che nessuno può toglierti, devi piangerla, digerirla per ricominciare ad avere la forza di riprendere in mano le redini della tua vita. Per me la vita è un privilegio, si può vivere a 360 gradi anche su una carrozzina”,  dice Laura che stava lavorando ad un cortometraggio, "Normabili", sulla normalità della disabilità e che parteciperà sabato 5 a Monza all’Abilty day. Una giornata aperta a tutti coloro che vogliono sperimentare i propri limiti misurandosi con lo sport paralimpico, si potranno provare le hanbikes, come quella di Zanardi, lo showdown (tennistavolo per non vedenti), tennistavolo e basket in carrozzina, tirare di scherma e vogare sul simulatore di canoa sfidando un atleta paralimpico.