Da un articolo pubblicato su "Internazionale.it" il 19 dicembre del 2024
Definirà
Giovanni De Mauro, giornalista di Internazionale
19 dicembre 2024
“La cosa sorprendente è la rapidità con cui tutto appare normale e ragionevole. Dopo qualche ora, ci si sforza di rimanere impressionati dall’entità della distruzione, mormorando tra sé e sé frasi come ‘È una follia’, ma la verità è che ci si abitua rapidamente”.
Chi parla è un soldato israeliano, che ha scritto su Haaretz un articolo per raccontare cosa ha visto nella Striscia di Gaza. “Il motivo per cui sono qui non è interessante. Non sono io la notizia”, scrive, “l’importante è riflettere su quello che sta accadendo. Portare le cose in superficie. Così la gente non potrà dire che non sapeva. Io volevo sapere cosa sta succedendo qui: è quello che ho detto agli amici che mi hanno chiesto perché sono andato a Gaza”. Il soldato ha scelto di rimanere anonimo.
“Non c’è molto da dire sulla distruzione. È ovunque. Un giardino circondato da un muro rotto e da una casa polverizzata. Una baracca improvvisata con un tetto di latta in fondo a un vicolo. Macchie scure nella sabbia, una accanto all’altra. A quanto pare lì c’era una specie di boschetto. Forse un uliveto. Una persona che si arrampica su un mucchio di macerie, raccoglie legna su un marciapiede, schiaccia qualcosa con una pietra. La distruzione è enorme ed è destinata a rimanere. Questa cosa non sarà cancellata nei prossimi cent’anni. Per quanto Israele cerchi di farla sparire, di nasconderla, la distruzione di Gaza definirà le nostre vite e quelle dei nostri figli. È la testimonianza di una furia sfrenata”.
Una furia resa possibile, ricorda il soldato, “dal flusso di armi” che Israele ha ricevuto dagli Stati Uniti.
“Qui c’è un uomo che cuoce una pita. Accanto a lui c’è un uomo che dorme su un materasso. Per quale forza d’inerzia la vita va avanti? Come può una persona svegliarsi in mezzo a un orrore come questo e avere la forza di alzarsi, trovare cibo, cercare di sopravvivere? Quale futuro gli offre il mondo? Mosche, puzza, acqua sporca. Un altro giorno è passato”
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